Piano Periferie operativo, ecco tutti i progetti finanziati-Anci chiede di rifinanziare il Bando e stabilizzare i fondi per poter programmare gli interventi immateriali, dopo quelli infrastrutturali

Il Piano Periferie diventa operativo e passa alla fase attuativa. Lo scorso 18 dicembre, infatti, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato le ultime 93 convenzioni con i sindaci interessati che chiudono il cerchio dei 120 progetti del Bando periferie.

Bando Periferie: dalla firma parte la fase attuativa

Il Piano Periferie ha messo a disposizione dei progetti 2,1 miliardi di euro che hanno sbloccano complessivamente circa 3,8 miliardi di euro grazie ai diversi co-finanziamenti.

Dalla firma della convenzione scatterà l’iter procedurale (i Comuni avranno 60 giorni di tempo per passare dai progetti preliminari a quelli definitivi e altri 60 giorni per passare dai progetti definitivi a quelli esecutivi) che porterà all’avvio dei lavori di rigenerazione urbana.

L’ elenco dei progettisti beneficiari mostra come la maggioranza dei progetti presentati dai Comuni riguardi non solo la realizzazione di nuove opere nelle zone periferiche ma anche il recupero e riuso di immobili abbandonati.

Le azioni si concentrano in via prioritaria sulle aree dismesse, gli spazi pubblici, la mobilità e la casa ma guardano anche al welfare, allo sport, alla sicurezza e alla resilienza.

Le risorse maggiori si sono concentrate sulle 13 città metropolitane coinvolte che hanno ottenuto quasi tutte il massimo del contributo previsto (ovvero 40 milioni di euro statali).

Piano Periferie, Anci: rifinanziare il Bando

Durante la cerimonia della firma degli ultimi progetti finanziati dal bando periferie è intervenuto anche il presidente dell’Anci, Antonio Decaro che ha chiesto al Governo di “rifinanziare il bando periferie e rendere i fondi stabili per poter programmare, dopo le opere infrastrutturali, gli interventi immateriali”.

Parlando davanti ai 93 sindaci delle città che di quei progetti usufruiranno, Decaro ha ribadito: “Non ricordo a memoria d’uomo un intervento così importante per il Paese e per i Comuni. E’ un’opportunità che viene data non ai sindaci, ma a 22 milioni di cittadini, che di quei progetti potranno godere. Noi sindaci useremo questi fondi per consentire loro di ripopolare le strade e le piazze della nostra città, occupandole in sicurezza e lasciando a casa la paura”.

Degrado periferie: le conclusioni della Commissione d’inchiesta

La situazione generale delle periferie italiane è stata sintetizzata della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle periferie in un dossier presentato ieri (ma non ancora disponibile) al convegno ‘Le periferie: un grande progetto per il Paese’.

Il dossier (che sarà ‘lasciato in eredità’ anche alla prossima legislatura) contiene le linee di azione per rendere la ‘questione delle periferie’ una priorità nazionale e della politica. In più contiene 5 sezioni tematiche (rigenerazione urbana, abitare, sicurezza, politiche sociali, strumenti di finanziamento), 12 monografie sulle varie città (Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Bari, Palermo, Firenze, Cagliari), un volume fotografico e un’ampia appendice di testimonianze prodotte da associazioni, amministrazioni locali, esperti, istituti di ricerca pubblici e privati, singoli cittadini con oltre 400 documenti.

Tra le linee d’intervento suggerite dalla Commissione Parlamentare ci sono: la necessità di ritornare alle politiche abitative, di attivare politiche per la sicurezza e politiche attive per il sociale e sostenere il rilancio dell’economia urbana attraverso finanziamenti per favorire il reinsediamento delle attività commerciali.

Soddisfatto per il lavoro della Commissione, il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti Giuseppe Cappochin che ha dichiarato: “E’ indispensabile tornare a investire nelle città, nella tutela e valorizzazione del paesaggio, nella messa in sicurezza idrogeologica e sismica delle aree esposte a eventi calamitosi, nella risoluzione dei problemi legati alle precarie condizioni di buona parte del patrimonio edilizio. Abbiamo bisogno di evolvere le tecniche dell’abitare e di produrre modelli che favoriscano la sostenibilità ecologica ed economica. Ed è giusto dunque che la politica si assuma in prima persona ed ai massimi livelli questa non lieve responsabilità”.

“Quanto proposto dalla Commissione fa ben sperare in una effettiva inversione di rotta che dovrà trovare concreta attuazione sin dall’avvio della ormai imminente 18a Legislatura”, ha concluso Cappochin.

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