Si è conclusa la consultazione per la riforma del Codice Appalti indetta dal Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.Diversi i contributi giunti al Mit, che saranno ora valutati per capire quale strada intraprendere.Il processo di partecipazione è stato voluto dal Governo per raccogliere le proposte degli operatori del settore che quotidianamente devono mettere in pratica le norme sui contratti pubblici.In fase di presentazione della consultazione, Toninelli ha reso noto che gli obiettivi della riforma sono la creazione di tante piccole opere diffuse, abbandonando quindi la logica delle grandi opere, l’utilizzo della tecnologia implementando il BIM nelle opere pubbliche per incoraggiare un’edilizia di qualità. Per il Governo è inoltre necessario “il superamento delle incertezze interpretative e di talune rigidità” che sono emerse nell’applicazione delle norme.Tra le idee presentate con il suo contributo, l’Ance propone il ritorno all’appalto integrato. Secondo l’Ance, l’obbligo di dover andare in gara con la sola progettazione esecutiva ha rappresentato un ostacolo al percorso di crescita e atterraggio degli investimenti, tanto più se legato alla difficoltà di individuare risorse e figure professionali per le sole progettazioni. Occorre, si legge nel documento, ripristinare la possibilità di ricorrere all’appalto integrato per la realizzazione di investimenti pubblici, consentendo alle stazioni appaltanti di ricorrere all’affidamento della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei lavori sulla base comunque, obbligatoriamente, di un progetto definitivo, considerato il fatto che quest’ultimo definisce completamente l’opera e deve essere già munito dei pareri ed eventuali autorizzazioni richieste.A detta dell’Ance, la qualità e la centralità del progetto, cavallo di battaglia del Codice del 2016, sarebbero garantite dall’obbligo di progettazione in BIM, che entrerà in vigore dal 2019, ma anche della nuova definizione dei livelli di progettazione. Secondo i costruttori edili, l’appalto integrato appare maggiormente coerente con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Nel nuovo testo, conclude l’Ance, bisognerebbe prevedere che le stazioni appaltanti possano ricorrere all’affidamento della progettazione esecutiva e dell’esecuzione di lavori sulla base del progetto definitivo elaborato dall’amministrazione aggiudicatrice.Se da una parte l’Ance esorta a ripristinare l’appalto integrato perché, tra gli altri motivi, più in linea con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV), dall’altra ritiene che le aggiudicazioni con OEPV vadano limitate ai casi di complessità tecnica dell’appalto. Le regole in vigore in materia di OEPV e prezzo più basso, afferma Ance, rappresentano una delle cause di maggior blocco delle gare per la realizzazione di opere pubbliche, in quanto legate ad una specializzazione e qualificazione delle stazioni uniche appaltanti ancora inattuata. Bisognerebbe quindi, propongono i costruttori edili, innalzare fino alla soglia comunitaria (5.5 milioni di euro, mentre attualmente il limite è 2 milioni di euro) l’importo dei lavori aggiudicabili con il criterio del prezzo più basso, sulla base del progetto esecutivo, con obbligo dell’esclusione automatica delle offerte anomale e con metodo antiturbativa semplificato rispetto all’attuale.L’Ance ritiene inoltre che la restrittiva disciplina del subappalto vigente in Italia vanifica i tentativi di crescita delle micro, piccole e medie imprese. I costruttori edili propongono quindi non solo di eliminare il tetto del 30%, ma anche di eliminare l’obbligo di ATI verticale per le categorie super-specialistiche, eliminare il limite della ribassabilità massima, per le prestazioni affidate in subappalto, del 20% dei prezzi risultanti dall’aggiudicazione, eliminare l’obbligo del pagamento diretto del subappaltatore in caso di micro o piccola impresa, sia in caso di appalto sia di concessioni, eliminare l’obbligo di indicazione della terna dei subappaltatori, sia in caso di appalto sia di concessioni, eliminare l’impossibilità per l’appaltatore di qualificarsi anche attraverso i lavori affidati in subappalto, eliminare la disposizione che consente di escludere dalla gara il subappaltatore laddove il subappaltatore indicato in terna non abbia i requisiti.Contrariamente a quanto richiesto dall’Ance, Oice – Associazione delle organizzazioni di ingegneria, di architettura e di consulenza tecnico-economica – ritiene necessario che i ruoli di progettista e costruttore siano separati in modo netto. “Immaginare, nel nome dell’ipotetica semplificazione rappresentata dal far fare gli esecutivi alle imprese, di tornare indietro annacquando l’obbligo di affidare i lavori sulla base di un progetto esecutivo significherebbe mettere in pericolo la terzietà del progettista, che lavora per e nell’interesse della stazione appaltante. Senza contare che spessissimo, demandare gli esecutivi alle imprese non significa nient’altro che far subappaltare comunque gli esecutivi dalle imprese agli stessi progettisti. Dove sarebbe l’effetto “liberatorio” o di accelerazione della spesa? L’effetto ottenuto sarebbe solamente quello di costringere nuovamente il progettista ad operare sotto l’egida dell’impresa, a minor prezzo, quindi a discapito della qualità”. Non è vero, si legge nel contributo dell’Oice, che con l’appalto integrato si evita il contenzioso perché l’impresa avrà tutto l’interesse ad inserire elementi per fare riserve che, poi, la stazione appaltante accetterà necessariamente per non ammettere che il progetto definitivo che ha predisposto, approvato e validato non andava bene.L’Oice si è detta invece favorevole all’affidamento dei lavori (sulla base di progetti esecutivi adeguatamente validati) utilizzando fino alla soglia UE il criterio del prezzo più basso con il cosiddetto “metodo antiturbativa”. Inoltre, tenuto fermo il principio dell’affidamento dei lavori sulla base del progetto esecutivo, Oice ritiene che si potrebbero introdurre meccanismi che riducano i motivi di contenzioso fra progettista e impresa e la possibilità di chiedere modifiche alla progettazione esecutiva.Per l’Oice occorrerebbe riflettere sulla possibilità, motivata da spesso accertate carenze o indisponibilità in organico, che il RUP sia scelto sul mercato con tutte le garanzie in termini di incompatibilità e con tutte le adeguate garanzie assicurative. Un soggetto terzo rispetto all’amministrazione, magari certificato IPMA o PMI (per funzioni di project management). Secondo l’Oice, questa possibilità andrebbe sfruttata prevalentemente nei progetti rilevanti. Ad ogni modo, per le opere di maggiore dimensione, a partire da una soglia di 100 milioni di euro di importo, il RUP dovrebbe avvalersi di servizi di project and construction management.Oice propone poi di recuperare l’obbligo (per opere di particolare rilievo e importo) di una consultazione preliminare (presente il progettista e il validatore) sul progetto posto a base di gara dell’appalto di sola esecuzione (similmente si potrebbe immaginare una consultazione analoga anche a valle dell’aggiudicazione, fra aggiudicatario, progettista, validatore e stazione appaltante). In tale sede le imprese prequalificate che dovranno presentare l’offerta verrebbero chiamate ad esprimere le proprie valutazioni sul progetto proponendo eventuali modifiche (da gestire ex art. 106 del codice dei contratti) e con divieto di presentare riserve e proporre varianti successivamente alla presentazione dell’offerta. Analoga procedura potrebbe essere prevista anche per le gare di servizi di ingegneria e architettura.Sul tema della qualificazione delle stazioni appaltanti, Oice ritiene giusto continuare nella direzione della drastica riduzione dei centri di spesa, verificando le professionalità di cui dispongono.UnionSoa, l’Associazione Nazionale Società Organismi di Attestazione (SOA), ha affermato la necessità di snellire il Codice e per questo ha confermato la sua disponibilità ad un confronto aperto e costruttivo.In particolare UnionSoa si è concentrata sulla “chiara individuazione delle responsabilità e dei ruoli tra gli attori coinvolti nel settore degli appalti pubblici, la definizione di criteri di selezione ancor più aderenti alla realtà d’impresa in fase di verifica dei requisiti necessari al rilascio delle attestazioni SOA, lo snellimento e la semplificazione delle procedure di attestazione, con l’obiettivo di garantire sempre maggiore trasparenza, risparmi per la PA e procedure più semplici per le imprese”.
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