Per la ricostruzione del ponte di Genova il Commissario straordinario potrà operare in deroga al Codice Appalti, avvalendosi dell’affidamento diretto, ma non potrà assegnare l’incarico a imprese con partecipazione in società concessionarie autostradali.Queste alcune norme relative alla ricostruzione del ponte di Genova contenute nel Decreto Emergenze (anche conosciuto come Decreto Genova) entrato in vigore lo scorso 29 settembre.La norma stabilisce che entro 10 giorni dall’entrata in vigore del Decreto, ovvero entro il 9 ottobre, dovrà essere nominato il Commissario straordinario, figura individuata in Claudio Gemme, che affiancherà il Commissario per le emergenze Giovanni Toti e che dovrà gestire le operazioni di demolizione e ricostruzione del ponte.Per la demolizione, la progettazione, l’affidamento e la ricostruzione dell’infrastruttura e il ripristino del connesso sistema viario, il Commissario straordinario potrà operare in deroga ad ogni disposizione di legge extrapenale, quindi anche in deroga al Codice Appalti, fatto salvo il rispetto dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea.Il Commissario straordinario potrà procedere con l’affidamento diretto degli appalti per la progettazione e la ricostruzione del ponte e della viabilità connessa, senza necessariamente invitare prima cinque imprese per un confronto comparativo. Nel Decreto, infatti, il Commissario è vincolato ad affidare gli appalti ai sensi dell’articolo 32 della direttiva 2014/24/UE che non prescrive questo obbligo.Unico vincolo che la norma impone al Commissario riguarda l’affidamento che potrà riguardare solo “operatori economici che non abbiano alcuna partecipazione, diretta o indiretta, in società concessionarie di strade a pedaggio, ovvero siano da queste ultime controllate o, comunque, ad esse collegate, anche al fine di evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali”.Il decreto esclude qualsiasi “operatore con partecipazione diretta o indiretta in società concessionarie di strade a pedaggio” per assicurare che nessuno gruppo di Autostrade per l’Italia (Aspi) partecipi alla ricostruzione. Nel decreto, però, si precisa che Aspi, in quanto responsabile del mantenimento in assoluta sicurezza e funzionalità dell’infrastruttura e come responsabile dell’evento (cioè del crollo), dovrà accollarsi tutte le spese legate alla ricostruzione, versando, entro trenta giorni dalla richiesta del Commissario straordinario, le somme necessarie.Per garantire comunque il finanziamento della ricostruzione del ponte ( in caso di omesso versamento nel termine) il decreto stanzia 360 milioni di euro, 30 milioni all’anno dal 2018 al 2029, per anticipare le spese necessarie per la ricostruzione.Tra le misure principali in favore della popolazione di Genova colpita dal crollo del viadotto Morandi, si istituisce un contributo di sostegno per tutti i soggetti coinvolti dalle ordinanze di sgombero o che hanno subito danni materiali. Alle imprese danneggiate dal crollo, si riconosce un contributo finalizzato alla mitigazione dei pregiudizi sofferti, impregiudicati i diritti risarcitori nei confronti degli eventuali responsabili. Sono, inoltre, introdotte misure di facilitazione fiscale per le imprese genovesi e per la piena ripresa dei traffici portuali e misure immediate per favorire la viabilità e i collegamenti.Il decreto, infine, stabilisce che entro il 31 dicembre 2018 un decreto del ministero dell’Interno e dell’Economia stabilisca i criteri e le modalità per il rimborso al Comune di Genova del minor gettito a seguito degli sgravi previsti per i fabbricati nell’area sotto il ponte.Duro il commento del governatore della Liguria Giovanni Toti che su facebook ha scritto al Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli evidenziando le criticità del decreto: “Caro Ministro Toninelli, se vuole davvero ridare dignità ai genovesi, cominciamo evitando di proporre ponti dove giocare a bocce e fare grigliate. Secondo, diciamo la verità: il Decreto non mette per nulla al sicuro da ricorsi e lentezze burocratiche. Anzi, proprio per come è scritto li temiamo tantissimo. Terzo, è la prima volta nella storia che invece di far riparare il danno a chi lo ha fatto, si prevedono addirittura 300 milioni dei contribuenti per anticipare i soldi necessari. Quarto: troviamo soldi veri per il Porto, si parlava di 100 milioni all’anno, ne sono previsti 15. Troviamo i soldi per l’autotrasporto, previsti solo per gli ultimi tre mesi di quest’anno. Troviamo i soldi per le imprese e per gli sfollati”.“Infine, perché il Decreto non contiene i fondi per il Terzo Valico ferroviario? Anzi, perché sono bloccati anche i fondi già stanziati? I liguri si sono espressi e vogliono quell’opera, così come la vogliono tutte le imprese del nord-ovest. Caro Ministro come si permette di metterla in discussione? E, se posso ancora una domanda: chi pagherà la Gronda di Ponente? Quel cantiere, dopo anni, avrebbe dovuto partire nei primi tre mesi del 2019, quindi tra 120 giorni da oggi. Stiamo aspettando il suo impegno affinché i tempi vengano rispettati. Dignità fa rima con verità. Genova e la Liguria vogliono ascoltare impegni veri” ha concluso Toti.
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