Prosegue il confronto per la revisione del testo Unico dell’edilizia. Nei giorni scorsi, durante l’assemblea nazionale dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) in un seminario organizzato da Anci Lombardia si è fatto il punto della situazione sul tavolo istituito per la modifica della norma del 2001 (Dpr 380/2001).
Il Testo Unico dell’edilizia ha affrontato numerosi cambiamenti e gli operatori del settore, tra cui professionisti, imprese e istituzioni chiedono da tempo un riordino della materia.
Il processo di revisione, partito all’inizio dell’anno , è passato in carico al nuovo Governo, che intende procedere in tempi brevi.
Antonio Lucchese, dirigente del Consiglio superiore dei lavori pubblici e coordinatore del tavolo tecnico ministeriale che riunisce Governo, istituzioni locali e ordini professionali, intervenendo al seminario Anci ha affermato “quello che vogliamo non è un cambiamento generale delle norme, ma il poter disporre di strumenti certi da adottare nel settore”.
Secondo Giovanni Cardinale, vicepresidente del Consiglio nazionale degli ingegneri (CNI), è importante che la normativa dia spazio “ad argomenti fondamentali, come quello della sicurezza, che non possono essere lasciati alla discrezionalità dei singoli”.
Per Raffaella Martucci, avvocato presso il Ministero dell’Ambiente – Direzione Rifiuti ed inquinamento, è necessario “fornire strumenti per avvicinarsi alla sostenibilità delle costruzioni, e fornire indicatori per valutare se una costruzione è sostenibile o meno“. Per questo motivo, ha spiegato, “stiamo provando ad ampliare la definizione di ciclo produttivo e far sì che i rifiuti possano rimessi sul mercato come prodotto”.
Negli anni il Testo Unico ha subìto molte modifiche, elaborate con l’obiettivo di semplificare l’iter dei procedimenti, anche se non sempre i risultati sono stati quelli sperati.
Il D.lgs. 301/2002 ha modificato la procedura per il pagamento del contributo per il rilascio del permesso di costruire, la disciplina per la realizzazione di interventi con Super-Dia (oggi Scia alternativa al permesso di costruire) e l’iter per il rilascio del permesso di costruire in sanatoria.
La Legge 326/2003 sul condono edilizio, per evitare l’abbattimento di una serie di opere abusive, ha rivisto la vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia e la disciplina sulle sanzioni.
Il DL “Incentivi” 40/2010 ha introdotto tre tipi di interventi di edilizia libera, per i quali è necessaria solo la comunicazione di inizio lavori (CIL) o la presentazione di una relazione tecnica. Tra gli interventi liberalizzati spiccano la manutenzione straordinaria, l’apertura di porte interne o lo spostamento di pareti interne.
Col il DL 78/2010 è poi arrivata la Scia, Segnalazione certificata di inizio attività, che ha sostituito la Dia e ha permesso l’avvio del cantiere nello stesso giorni di presentazione della domanda, senza dover più aspettare 30 giorni.
Sempre nello stesso anno, il Dpr 160/2010 ha introdotto il Suap, Sportello unico delle attività produttive, unico soggetto pubblico di riferimento territoriale per tutti i procedimenti relativi all’esercizio di attività produttive, di prestazione di servizi e agli interventi di localizzazione, realizzazione, trasformazione, ristrutturazione o riconversione, ampliamento o trasferimento di impianti produttivi.
I DL 83/2012 ha introdotto in seguito il SUE, Sportello unico dell’edilizia, unico punto di accesso per tutti i nulla osta e pareri necessari al rilascio del permesso di costruire, e ha modificato ancora il procedimento per il rilascio del permesso di costruire stabilendo che se entro 60 giorni non intervengono le intese e i nulla osta il responsabile dello sportello unico indice la conferenza di servizi.
C’è stato in seguito il Decreto del Fare (DL669/2013) che ha introdotto la possibilità di realizzare interventi di ristrutturazione edilizia con cambio di sagoma, salvo nel caso di immobili vincolati. La modifica riscosse successo tra gli addetti ai lavori. Secondo il Consiglio degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc), la norma avrebbe consentito la rigenerazione del patrimonio edilizio italiano. Al contrario, l’Istituto Nazionale di Urbanistica parlò di “attentato alla storia edilizia dell’ Italia , alle forme delle sue città e dei suoi paesi”.
Il decreto “Sblocca Italia” ( DL 133/2014) che ha semplificato le procedure per la realizzazione di interventi all’interno delle unità immobiliari. La norma ha stabilito non solo che i lavori di manutenzione straordinaria che consistono nel frazionamento o accorpamento di unità immobiliari possono essere realizzati con Comunicazione di inizio lavori (Cil), anziché con Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), ma anche che i lavori possono comportare la variazione delle superfici delle singole unità e del carico urbanistico, a condizione di non modificare la volumetria.
Per pubblicizzare l’iniziativa, il Governo lanciò lo spot “è casa tua, decidi tu” contro il quale Confedertecnica presentò ricorso all’Agcm ritenendo la pubblicità ingannevole. Secondo i tecnici, la modifica dello Sblocca Italia non aveva introdotto una semplificazione di rilievo perchè rimanevano comunque da affrontare procedure complesse.
Con la riforma della Pubblica Amministrazione (Legge 124/2015) poi, si è arrivati ad un sistema di moduli edilizi unificati sul territorio nazionale per rendere più agevole l’attività dei professionisti.
Con la Manovrina 2017 (Legge 96/2017) è poi arrivata la modifica della definizione di intervento di restauro e risanamento conservativo. La norma è stata scritta con l’obiettivo di rendere più facili i cambi di destinazione d’uso nei centri storici e mettere fine ai contrasti interpretativi sul Testo unico.
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