Alla vigilia del Consiglio dei Ministri che avrà il compito di confrontarsi sulla nuova bozza del cosiddetto decreto #SbloccaCantieri, registriamo alcune novità relative alla modifica del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti) che non sembrano aver raccolto i favori di chi le norme sugli appalti pubblici dovrà applicarle.
Tra le diverse novità segnaliamo l’aumento della soglia del subappalto che passa dal 30% al 50% dell’importo complessivo dei lavori e la modifica delle soglie con il ritorno dell’affidamento diretto a 40.000 euro e la procedura negoziata fino a 200.000 euro.
In attesa di novità sulla nuova bozza di decreto, continuano le nostre analisi con le interviste ai soggetti che in questi anni hanno seguito da vicino la materia. Dopo l’intervista al Vicepresidente del CNAPPC Rino La Mendola , al Presidente dell’OICE Gabriele Scicolone, al Consigliere e responsabile dell’Osservatorio bandi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) Michele Lapenna , al Direttore Generale di FINCO (Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione) Angelo Artale , abbiamo ascoltato il punto di vista del Presidente di Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo, al quale abbiamo posto le seguenti domande.
Nei mesi che hanno preceduto la pubblicazione del D.Lgs. n. 50/2016 sono andate in scena delle “consultazioni farsa” con professionisti e costruttori non messi nelle migliori condizioni di analizzare la bozza di quella che sarebbe stata una riforma epocale e formulare proposte in tempi ragionevoli, adesso sembra che l’idea di coinvolgimento dell’esecutivo sia legata più a dichiarazioni e rassicurazioni che a confronti su temi e contenuti. Fondazione Inarcassa ha ricevuto una bozza ufficiale? Qual è il suo livello di coinvolgimento?
Sin dai lavori preparatori del D.Lgs 50/2016, la Fondazione ha colto ogni opportunità messa a disposizione dal legislatore per rappresentare gli interessi legittimi degli architetti e ingegneri liberi professionisti. Anche in questa occasione, appena rese note le intenzioni del governo di apportare delle modifiche al codice appalti per rilanciare la crescita, abbiamo raccolto le riflessioni e le osservazioni che in questi anni ci sono state sottoposte durante gli incontri con i nostri iscritti. Noi ci riteniamo pienamente coinvolti perché ogni giorno soffriamo sempre di più la perdurante crisi del settore edile, che ha fortemente colpito anche la nostra categoria, sapendo bene cosa significa vivere esclusivamente di libera professione.
Nell’ultimo anno tante voci sono trapelate ma alla fine nessuna modifica incisiva è stata apportata al D.Lgs. 50/2016. Sembra, però, che la strategia sarà quella del doppio binario con un Decreto Legge con le modifiche più urgenti (lo Sblocca Cantieri) e una Legge delega che avrà il compito di correggere o addirittura riscrivere tutto il Codice. Che idea vi siete fatti in merito? È davvero indispensabile buttare tutto il lavoro fatto fin’ora?
Noi siamo disponibili a valutare ogni soluzione, la scelta dello strumento normativo è compito del governo. Il nostro lavoro è proporre, invece, modifiche migliorative e qualificate incentrate sulla dignità del lavoro dei professionisti e sulla qualità dei progetti e degli interventi, in un’ottica di confronto continuo con i nostri iscritti.
Auspichiamo che nella riscrittura del nuovo codice sarà posta attenzione alla distinzione tra i servizi di Ingegneria e Architettura, rispetto a tutti gli altri.
Tra le possibili semplificazioni, inoltre, potrebbe essere istituita una Long List unica nazionale di professionisti che garantisca la verifica del possesso dei requisiti e dalla quale le stazioni appaltanti possano attingere: un modello simile a quello già esistente per le imprese con la qualificazione SOA.
Lo Sblocca Cantieri prevede che le soft law resteranno in vigore fino all’adozione di un Regolamento unico. Il Regolamento n. 554/1999 è arrivato 5 anni dopo la Legge n. 109/1994 e il Regolamento n. 207/2010 4 anni dopo l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 163/2006. Che tempi si prospettano per il nuovo regolamento?
Speriamo brevi. La crisi negli ultimi anni ha visto la chiusura di 120mila imprese e il licenziamento di 600mila lavoratori del settore edile. Anche noi, 170mila tra architetti e ingegneri liberi professionisti, stiamo soffrendo i riflessi di questa difficile fase, con un forte calo dei nostri redditi negli ultimi dieci anni (- 33,9% circa). Questi numeri esigono interventi tempestivi e azioni concrete. Siamo convinti che il Regolamento unico sia indispensabile e che lo stesso possa essere redatto in tempi brevi aprendo sin da subito un tavolo qualificato di concertazione tra tutte le parti interessate.
Le modifiche al Codice avranno un impatto anche sul potere di regolazione che era stato dato all’ANAC. Siete soddisfatti dell’operato dell’Autorità Nazionale Anticorruzione?
L’ANAC sta facendo un grande lavoro di lotta alla corruzione, di cui abbiamo ancora tanto bisogno nel nostro paese. Mi permetta di volgere anche un ringraziamento al presidente Cantone che in questi anni sta conducendo una battaglia preziosa per assicurare la trasparenza in tutti i settori dell’economia del nostro Paese.
Il problema però è che all’ANAC è stato affidato un lavoro enorme, che nessuno aveva mai affrontato prima: pensiamo a tutta l’attività di precontenzioso, con cui ci confrontiamo quotidianamente nell’ambito dell’attività di contrasto ai bandi irregolari, lotta che la Fondazione porta avanti ormai da anni. Alle nostre richieste di parere di precontenzioso l’ANAC ci risponde anche dopo più di un anno. È vero che ci sono dei criteri in base ai quali gli uffici dell’ANAC lavorano le istanze, ma nel frattempo accade che le stazioni appaltanti affidano incarichi violando la normativa di riferimento. Questo impoverisce il mercato dei lavori pubblici e lede profondamente la dignità della nostra categoria.
Entriamo nel dettaglio di alcuni dei contenuti più discussi. Che ne pensa della norma che prevede il pagamento diretto per i progettisti in caso di ricorso all’appalto integrato? Sembra quasi un contentino per giustificare il ritorno ad uno degli istituti più criticati dai professionisti. Che ne pensa in merito?
Potremmo interpretarlo come un piccolo passo in avanti se la misura viene letta in termini di giusto compenso che deve essere riconosciuto al professionista per il suo lavoro. Ma il problema è il rischio del ricorso, sempre più ricorrente, all’appalto integrato che invece deve essere limitato a casi particolari, quando ad esempio per complessità e particolarità tecnica dell’opera, si necessita del supporto diretto dell’impresa.
Il ricorso a tale modalità non ha in passato dato concreti vantaggi in termini di tempi e qualità progettuale. Molto spesso il ricorso all’appalto integrato è apparso come un escamotage per coprire l’incapacità delle PA di gestire, in termini di qualità, tutta la fase progettuale. Dobbiamo uscire dagli schemi del passato con nuove metodologie, che possano aprire scenari produttivi capaci di ridare fiato all’economia nel rispetto del territorio e della sua vitalità: il nostro Paese merita un’attenzione totale che garantisca contemporaneamente la sostenibilità economica e ambientale, la sicurezza e soprattutto la qualità del costruire.
Viene prevista l’eliminazione, nel subappalto, dell’indicazione della terna e confermato il tetto della percentuale del 30%. Che idea si è fatto?
Sull’indicazione della terna sembra ci sia tutta l’intenzione da parte del Governo di voler accogliere le indicazioni della commissione europea contenute nella procedura di infrazione.
Noi siamo, ovviamente, attenti e favorevoli a tutte le norme volte ad assicurare la massima semplificazione delle procedure nel rispetto della legalità.
Il D.L. fa un bel passo indietro nel tempo riesumando l’incentivo del 2% alla progettazione per i tecnici della Pubblica amministrazione. Come si comporterà Fondazione Inarcassa con questa norma?
Su questo punto abbiamo sempre avuto una posizione chiara e forte: occorre limitare l’affidamento della progettazione interna agli uffici della PA. Questa soluzione prospettata dal governo rischia di compromettere ulteriormente la qualità del lavoro degli architetti e degli ingegneri che vivono esclusivamente di libera professione, a vantaggio, invece, dei dipendenti della PA già ampiamente garantiti. Noi continuiamo a batterci perché ognuno possa essere messo nelle condizioni di fare bene il proprio lavoro, il professionista da un lato, il dipendente pubblico dall’altro con precise funzioni di controllo.
Insomma, una testa un lavoro!
Viene prevista la possibilità di applicare sempre il massimo ribasso negli appalti di lavori sino alla soglia comunitaria mentre per gli appalti di servizi di architettura e di ingegneria sembra che resti soltanto il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Qual è il suo punto di vista in merito?
Riteniamo che la modalità dell’offerta economicamente più vantaggiosa possa garantire una maggiore qualità progettuale rispetto a procedure ispirate al principio del massimo ribasso. In questi anni di crisi adottare il principio del massimo ribasso non può garantire il principio legislativamente riconosciuto dell’equo compenso, poiché i professionisti – soprattutto giovani – pur di lavorare, sarebbero disposti ad accettare anche lavori non retribuiti. E questo purtroppo avrà di conseguenza forti ripercussioni, oltre che sul reddito immediatamente disponibile, anche sul futuro previdenziale di ciascuno.
Quali sono le maggiori criticità che avete individuato nella bozza di decreto?
Una forte criticità è quella individuata nella proposta di modifica dell’art. 113 del Codice che abbiamo già avuto modo di segnalare. Ribadiamo che la reintroduzione del riconoscimento del 2% per i dipendenti pubblici per le attività di progettazione, rappresenta un duro colpo per chi vive di sola libera professione, un attacco alla dignità degli architetti e ingegneri liberi professionisti.
Per i restanti punti, siamo in costante contatto con i nostri iscritti per raccogliere tutte le altre criticità. In questo momento, però, parliamo di bozze. Aspettiamo quindi che esca il testo definitivo approvato in Consiglio dei Ministri in modo che si avvii l’iter parlamentare di conversione. In un momento così difficile per il nostro Paese e per la nostra professione, in cui c’è bisogno di garantire sicurezza e qualità del patrimonio edile, è paradossale che il dibattito pubblico si concentri solo sull’esigenza di garantire il maggior risparmio economico.
Le conseguenze di queste scelte le pagheremo solo col tempo.
Fondazione Inarcassa avrà la possibilità di intervenire nella nuova riforma del Codice?
Fondazione Inarcassa rappresenta 170mila architetti e ingegneri liberi professionisti, un vero e proprio patrimonio culturale e professionale per tutto il Paese. Le nostre proposte sono note da tempo e siamo impegnati quotidianamente a condividerle con i decisori pubblici. Noi, ogni giorno facciamo la nostra parte: lavoriamo per rendere più sicure e di qualità le nostre opere.
Coglieremo ogni opportunità che il legislatore vorrà proporci per discutere in ogni sede istituzionale delle modifiche da apportare al codice appalti. Già la prossima settimana saremo auditi in Commissione Lavori Pubblici del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’attuazione del Codice degli appalti.
L’articolo SbloccaCantieri e Riforma Codice dei contratti, Comodo (Fondazione Inarcassa): ‘Per Architetti e Ingegneri redditi in calo del 33,9%’ sembra essere il primo su Di. Sa. S.r.l..
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