Nella seduta del 16 aprile il Senato ha approvato, in via definitiva, il disegno di legge recante “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2018”.
Tra le novità la sostituzione dell’articolo 113-bis del Codice dei contratti sui ritardi nei pagamenti negli appalti, taglio degli incentivi per la produzione di energia elettrica da biomasse, biogas e bioliquidi, novità per le qualifiche professionali, ampliamento delle competenze per gli agenti immobiliari, sfalci e potature esclusi dalla nozione di rifiuto.
L’articolato del disegno di legge europea 2018, originariamente di 13 articoli, dopo le modifiche apportate dapprima dal Senato e poi dalla Camera dei deputati contiene 22 articoli (suddivisi in 8 capi) che modificano o integrano disposizioni vigenti dell’ordinamento nazionale per adeguarne i contenuti al diritto europeo e per far fronte a procedure di infrazione. Si compone di disposizioni aventi natura eterogenea che intervengono nei seguenti settori:
Completa il disegno di legge l’articolo 22, che contiene la clausola di invarianza finanziaria, inserito nel capo VIII, rubricato “Altre disposizioni”.
L’articolo 5 del provvedimento sostituisce interamente l’art. 113-bis del Codice dei contratti pubblici di cui al d.lgs. n. 50/2016.
La modifica fa seguito all’impegno assunto dal Governo italiano di porre rimedio all’apertura della procedura di infrazione 2017/2090 in materia di pagamenti negli appalti pubblici . La direttiva 2011/7/UE, all’articolo 4, comma 3 lettera a), punto iv), prescrive che il pagamento debba avvenire entro 30 giorni di calendario dalla data in cui tali adempimenti si compiono.
Il nuovo testo dell’articolo 113-bis del Codice dei contratti pubblici si articola in 4 commi.
Il comma 1 attiene agli acconti. Vi si stabilisce che essi devono essere corrisposti all’appaltatore entro 30 giorni da ogni SAL, a meno che sia espressamente concordato un termine diverso (mai superiore a 60 giorni) nei casi in cui tale termine più lungo sia giustificato dalla natura particolare del contratto o da talune sua caratteristiche. Il certificato di pagamento deve essere emesso contestualmente al SAL e comunque non oltre 7 giorni dalla sua adozione.
Il comma 2 si riferisce invece al pagamento. Anche in questo caso la nuova disposizione è volta a eliminare lo iato temporale tra l’adempimento tecnico costituito dal collaudo (o dalla verifica di conformità) e il rilascio del certificato di pagamento da parte del responsabile del procedimento, il quale a sua volta consente l’emissione della fattura. Questi elementi divengono contestuali (o comunque separati da un massimo di 7 giorni) e il decorso del termine di 30 giorni muove dal momento in cui – in definitiva – la stazione appaltante pubblica, attraverso il collaudo o la verifica di conformità, acquisisce in via effettiva l’utilità dell’opera.
Anche nel comma 2, sono fatti salvi, conformemente alla direttiva, i casi nei quali sia espressamente concordato un termine diverso, comunque non superiore a 60 giorni e purché la natura particolare del contratto o talune sue caratteristiche giustifichino tale termine più lungo.
Nel comma 3, la novella fa salvo anche il comma 6 dell’articolo 4 del decreto legislativo n. 231 del 2002, ai sensi del quale – quando è prevista una procedura volta ad accertare la conformità della merce o dei servizi al contratto – essa non può avere una durata superiore a 30 giorni dalla data della consegna della merce o della prestazione del servizio, salvo che sia diversamente ed espressamente concordato dalle parti, previsto nella documentazione di gara e sempre che non si tratti di una condizione gravemente iniqua per il creditore.
Il comma 4 disciplina – viceversa – le penali a carico dell’imprenditore, lasciando intatto il dettato del previgente comma 2. Esse devono essere pattuite con due requisiti:
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