Sblocca Cantieri e Codice dei contratti: il balletto del subappalto

Norme che hanno, sin dalla pubblicazione del Codice dei contratti, visto le diverse scuole di pensiero scontrarsi con effetti più o meno velati sulle decisioni del Governo e del Parlamento che, svuotati di una forte e ben definita capacità decisionale, sono andate incontro alla forza delle lobby del momento. Con la conseguenza che si è assistito spesso ad un vero e proprio balletto con norme definite, modificate, rimodificate e cambiate ancora.Tra queste abbiamo visto l’incentivo alla progettazione per i tecnici della pubblica amministrazione e l’appalto integrato

, con un vero e proprio dietrofront, o le norme che regolano il subappalto che con la pubblicazione del Codice dei contratti prevedevano una percentuale del 30% dell’importo complessivo del contratto di lavori, servizi o forniture. Con la pubblicazione dello Sblocca Cantieri questa percentuale è stata innalzata al 50% e con l’emendamento 1.497 al ddl di conversione in legge del D.L. n. 32/2019, approvato in Commissioni riunite VIII e XIII, la percentuale scenderà al 40% con la conferma della clausola che assegna alla stazione appaltante la facoltà di decidere di volta in volta con il bando l’importo effettivo del sub-affidamento ammesso.Questo continuo cambiamento non è piaciuto all’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) che, in un recente articolo scritto dal Presidente Gabriele Buia e affidato alla pagine de Il Sole 24 Ore, ha manifestato tutto il suo dissenso. “Da anni – ha affermato il Presidente Ance – sono previste e standardizzate tutte le procedure autorizzative, il che vuol dire che eventuali anomalie dipendono solo dai mancati controlli della mano pubblica. La soluzione, allora, come ha recentemente ribadito anche l’Europa, non è imporre un modello organizzativo rigido dei fattori della produzione alle imprese, ma fare bene i controlli. Come è possibile, allora, affidarsi esclusivamente a una cabala di numeri che sembrano tirati a caso sulle pelle delle imprese (30, 40, 50), con le difficoltà che ne derivano nell’organizzare il processo produttivo, per individuare quali appalti sono a rischio infiltrazione?“Domanda, in effetti, lecita e che lascia trasparire tutto il disagio di chi le regole deve applicarle in un mercato sempre più diffidente e in cui l’incertezza normativa è l’unica certezza di chi a vario titolo deve preparare i bandi di gara o parteciparvi.Sul Subappalto ricordiamo le parole del Presidente ANAC Raffaele Cantone che in una recente intervista ha affermato:La materia del subappalto è foriera di molti problemi su molti aspetti; l’utilizzo del subappalto ha una serie di rischi abbastanza oggettivi; sulla qualità dell’opera (ho vinto l’appalto dimostrando di avere alcuni requisiti e poi faccio fare a terzi una parte anche consistente del lavoro, pagando meno di quanto mi viene riconosciuto) e per i rischi di infiltrazione criminale (i subappalti o i loro parenti stretti, e cioè i noli a caldo o a freddo, sono lo strumento utilizzato dalle mafie per mascherare tangenti). Perciò si tende da sempre a mettere dei limiti nell’utilizzo. La scelta della terna aveva una sua ragion d’essere (l’appaltante deve sapere chi potrà svolgere i lavori), consentiva i controlli (posso controllare chi sono) ed era un argine contro la criminalità (se li indico prima è molto più difficile che siano la foglia di fico di una estorsione che si verificherà dopo); la soluzione, però, ha creato molti problemi pratici e fra l’altro non è in linea con le indicazioni comunitarie che non conoscono questi limiti. Escludere poi chi vinceva la gara per un problema del subappaltatore era eccessivo. Una riforma era tutto sommato scontata; la norma non è mai stata accettata davvero soprattutto dal mondo delle imprese. Certo più si aumentano gli spazi del subappalto, più crescono i rischi ma qui va detto che con il recente decreto sicurezza si sono inasprite molto le pene (da una contravvenzione è diventato un delitto punito con la reclusione fino a 5 anni) per i subappalti non autorizzati e questo forse sterilizzerà in parte i rischi di infiltrazione criminale; restano alcune perplessità per l’incidenza di questo strumento sulla qualità delle opere; ma capisco che questo è un tema considerato recessivo rispetto alla necessità di “fare”.

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