Firmato l’accordo sulle vaccinazioni Covid in azienda e aggiornato il Protocollo condiviso del 24 aprile 2020 per i luoghi di lavoro.
Doppia intesa raggiunta tra Governo, imprese e sindacati sulla revisione del Protocollo condiviso con le regole anti Coronavirus per i luoghi di lavoro e l’avvio delle vaccinazioni Covid in azienda: si integra così un nuovo e importante strumento operativo – agendo in parallelo agli altri canali previsti dal Piano strategico nazionale predisposto dal Commissario Straordinario Figliuolo – per la vaccinazione anti Covid 19, senza distinzioni geografiche né di età o condizione.
Come ha dichiarato il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, a margine della firma:
“ L’accordo siglato è molto importante in questo momento così delicato e complicato che vive il nostro Paese. Non è stato semplice arrivare a questa firma condivisa, ma ha prevalso il senso di responsabilità. Portando avanti le istanze e gli interessi delle nostre PMI, Confapi ha ritenuto doveroso intraprendere un’opera di mediazione. In questo momento così difficile per la nostra economia, l’Italia non può permettersi fratture tra le parti sociali: è necessario capire che l’avversario da combattere sono il Covid e le sue varianti. E l’accordo va propria in questa direzione. “
Ringraziando i ministeri coinvolti – Lavoro, Sviluppo Economico e Salute – per il contributo offerto, Casasco ha evidenziato come, con la collaborazione di tutte le parti, si sia arrivati ad un risultato per niente scontato ma davvero importante.
Un accordo non scontato, sottolinea dunque Casasco, a cui fanno seguito le parole del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che auspica un analogo spirito proattivo anche per le prossime sfide di governo, a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali e le crisi industriali oltre alla gestione nel concreto delle riaperture e della ripartenza. Per quanto concerne il vaccino in azienda, Orlando parla di accordo perfettibile, ma che resta un punto fermo e una buona notizia per il Paese.
La possibilità di effettuare le somministrazioni sui luoghi di lavoro, sempre su base volontaria, viene offerta a tutte le imprese, che possono liberamente scegliere se aderire o meno. Le aziende più piccole possono accordarsi con quelle più grandi o appoggiarsi alle strutture INAIL. Non sono previsti requisiti minimi di carattere dimensionale né limitazioni di categoria, e la vaccinazione sarà offerta a tutti i lavoratori (sempre a loro scelta) a prescindere dalla tipologia contrattuale.
Se la vaccinazione viene eseguita in orario lavorativo, il tempo utilizzato sarà equiparato all’orario di lavoro. Mentre saranno considerati giorni di malattia quelli successivi nel caso servissero a smaltire eventuali effetti avversi.
Il protocollo assicura la vaccinazione anche ai lavoratori di aziende priva di un medico competente o che non possono fare ricorso a strutture sanitarie private: in questo caso, si appoggeranno alle strutture sanitarie INAIL con oneri a carico dell’ente. I costi operativi (escluso materiale sanitario e strumenti formativi per la somministrazione) restano in capo all’azienda e per gli operatori sanitari è previsto lo scudo penale.
L’avvio delle somministrazioni è previsto per maggio, così da partire quando gli over 70 dovrebbero già essere stati tutti vaccinati. In questo modo ci si muoverà in parallelo alle somministrazioni regionali, senza creare confusione.
L’aggiornamento del documento di valutazione del rischio (DVR) è stato escluso nel testo del Protocollo condiviso, mentre sono state semplificate le regole su mascherine, trasferte e ritorno al lavoro dopo la positività. In particolare, i lavoratori ancora positivi dopo 21 giorni saranno riammessi al lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario.
Per le trasferte, il datore di lavoro dovrà tenere in conto del contesto associato alle diverse tipologie di viaggio previste, anche in riferimento all’andamento epidemiologico delle sedi di destinazione. Ancora, in tema di smart working, l’utilizzo del lavoro agile entra nel Protocollo, che sollecita le imprese a garantirne il massimo utilizzo. Infine, nel Protocollo figura la seguente clausola:
la mancata attuazione del Protocollo, che non assicuri adeguati livelli di protezione, determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
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