Da quando è stata divulgata, la bozza del nuovo Codice dei Contratti Pubblici rappresenta sicuramente uno dei temi più dibattuti e uno spunto di riflessione e proposte per apportare dei correttivi prima della definizione – e approvazione – del testo definitivo. Tra le voci più autorevoli, quella di FINCO (Federazione Industrie Prodotti, Impianti, Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione), a rappresentanza di 40 Associazioni e 17.000 Imprese.
Come ha spiegato la Presidente Carla Tomasi, nel testo elaborato dal Consiglio di Stato non mancano gli aspetti positivi: in primis la grande attenzione al “risultato”, la previsione di un sistema di qualificazione anche per servizi e forniture ed il potenziamento del ruolo “tecnico” dell’ANAC nella tenuta di varie banche dati quali l’Anagrafe degli Operatori Economici, il Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico, la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici. E poi il recupero delle Linee Guida obbligatorie di ANAC, che dovrebbero essere inserite nel Codice.
Allo stesso tempo però, è indubbio che sono presenti delle criticità, anche preoccupanti, come la possibilità per le Stazioni Appaltanti di indicare nei Bandi di Gara il CCNL da applicare e l’enfasi “escludente” sui CCNL diversi da quelli delle Organizzazioni Sindacali e Datoriali con maggiore rappresentatività. Come spiega Tomasi “nell’attuale legislazione italiana i contratti collettivi nazionali di lavoro non hanno valore erga omnes in quanto stipulati tra associazioni datoriali e sindacati dei lavoratori carenti di personalità giuridica, mentre mantengono tutto il loro vigore solo inter partes: come si pensa, dunque, di lasciare a un terzo una scelta che è rigorosamente riservata alle parti stipulanti?”.
Sul punto, Tomasi aggiunge: “Con tale obbligo non si ottiene certamente maggiore sicurezza; l’unico vero risultato è di rendere più compatto e liquido il sistema attorno alle Cassa Edili. Ma non basta; invece di pensare al vero tema che è la qualificazione delle Stazioni Appaltanti, si configura un accanimento terapeutico verso le PMI: almeno il 30% di occupazione giovanile ed il 15% di occupazione femminile, quando qui – continua Tomasi – il problema è trovarla la manodopera. Ciò non discende dal Codice ma dal Decreto “Semplificazioni”, ma attiene ovviamente alla stessa sfera”.
Tra gli altri aspetti critici rilevati, l’assenza, tra i principi del riferimento alla qualità della prestazione quale cardine per l’affidamento e l’esecuzione. “Prevale sempre il principio del risultato ed anche la richiesta di ‘requisiti speciali’ sembra essere facoltativa”. Preoccupazione anche per gli eventuali effetti distorsivi provocati dalla riduzione a due dei livelli di progettazione (Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica e Progetto Esecutivo) e per la generale conformità alle normative sui Beni Culturali ed il rispetto dei vincoli archeologici: “essa appare alquanto ‘blanda’ ed in quanto tale, preoccupante”.
Incertezza di valutazione sui prezzari: “i Prezzari Regionali o della Stazione Appaltante, vengono affiancati, ove necessario, da listini delle Camere di Commercio o prezzi di mercato; se sarà una previsione positiva, lo valuteremo con il tempo”.
Riserva, infine, sul meccanismo di inserimento della clausola automatica di revisione prezzi ed il riequilibrio contrattuale, e sull’apertura – definita eccessiva – al subappalto.
Conclude la presidente FINCO: “Attendiamo comunque di visionare gli allegati, ‘autooperativi’, cui è stata demandata tanta parte della nuova disciplina. Confidiamo di poter presto incontrare i competenti Uffici ministeriali e, in primis, lo stesso Ministro”.
Powered by WPeMatico
Lascia un commento