Il 6 giugno 2019 il Presidente dell’ANAC Cantone ha presentato la relazione sull’anno 2018 dell’Autorità Anticorruzione, pronunciandosi anche sugli effetti del c.d. Decreto Sblocca-cantieri. L’Autorità auspica che al settore degli appalti sia dato quel minimo di stabilità e certezza delle regole, e non di continui cambiamenti che finiscono per disorientare gli operatori economici e i funzionari amministrativi.Anticorruzione, contratti pubblici, trasparenza e arbitrati bancari: su tutte le competenze per legge previste, il presidente dell’Anac rivendica gli aspetti positivi dell’operato dell’Autorità.Con particolare riferimento ai contratti pubblici, il Presidente dell’ANAC sottolinea le peculiari sorti del Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs 50/2016) : “Non credo di sbagliare nel dire che quanto accaduto su quel testo non ha molti precedenti nella storia del nostro Paese: adottato con grandi auspici e senza nemmeno particolari contrarietà, da un giorno all’altro è diventato figlio di nessuno e soprattutto si è trasformato nella causa di gran parte dei problemi del settore e non solo”.Secondo l’ANAC, tuttavia, se è innegabile che da quell’articolato sono derivate delle criticità, ciò è dovuto soprattutto al fatto che è stato attuato solo in parte, mentre i suoi aspetti più qualificanti (la riduzione delle stazioni appaltanti, i commissari di gara estratti a sorte, il rating d’impresa) sono rimasti sulla carta.Tant’è che, nota l’ANAC, dopo un periodo di calo, anche fisiologicamente collegato alle novità, negli ultimi due anni il mercato si è ripreso e le procedure sono aumentate.Rispetto alla decisione di Governo e Parlamento di apportare profonde modifiche al sistema, in particolare con DL Sblocca Cantieri, l’Autorità ammette che le amministrazioni accolgono con favore il ritorno al regolamento attuativo in luogo delle linee guida dell’Autorità, abituate a regole rigide piuttosto che a criteri che richiedono l’esercizio di maggiore discrezionalità.Su alcuni aspetti specifici del decreto, tuttavia, l’ANAC ritiene che qualche rilievo s’impone.In particolare, per gli appalti sotto soglia, seppure ridimensionata rispetto ai 200 mila euro del testo originario, la previsione di una soglia abbastanza alta (150 mila euro) entro la quale adottare una procedura molto semplificata (richiesta di soli tre preventivi) aumenta certamente il rischio di scelte arbitrarie, se non di fatti corruttivi.Una serie di opzioni legislative, secondo l’ANAC, sembrano più attente all’idea di “fare” piuttosto che “fare bene”: il ritorno dell’appalto integrato, l’aumento della soglia dei subappalti al 40%, la possibilità di valutare i requisiti per la qualificazione delle imprese degli ultimi 15 anni, le amplissime deroghe al codice concesse ai commissari straordinari.La sospensione dell’albo dei commissari di gara per un biennio, infine, farebbe venir meno un presidio di trasparenza, oltre che rendere inutile il cospicuo investimento economico (500 mila euro circa) che l’Autorità ha sostenuto per applicare la disposizione.Infine il Presidente Cantone auspica che al settore degli appalti sia dato quel minimo di stabilità e certezza delle regole, e non di continui cambiamenti che finiscono per disorientare gli operatori economici e i funzionari amministrativi.A chiusura della sua introduzione, Cantone mette in guardia contro deregulation affrettate: “L’auspicio che chiude questo intervento è, quindi, quello di proseguire sulla strada intrapresa, evitando di rincorrere ricette banalizzanti, che sembrano perseguire l’obiettivo, non della condivisibile sburocratizzazione del sistema amministrativo, ma di una inaccettabile deregulation, già vista in opera nel Paese negli anni scorsi con risultati deleteri anche sul fronte della lotta alla corruzione. Tornare indietro, come nel gioco dell’oca, mentre il sistema italiano inizia a funzionare e viene preso a modello in altri Paesi, mentre la maggioranza degli Stati, compreso il Vaticano, sta facendo propria la politica di prevenzione, sarebbe difficilmente comprensibile.”
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