“Secondo le voci che circolano, le intenzioni del Governo sono di approvare entro la fine dell’anno un decreto con 3-4 modifiche al Codice degli Appalti”. Lo ha detto il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, nel corso di un convegno organizzato mercoledì dall’UGL.Il decreto legge – ha spiegato Cantone – introdurrebbe un ampliamento del massimo ribasso, con meccanismi più corretti, individuando non più di tre soglie; ridurrebbe e razionalizzerebbe le cause di esclusione “che in questo momento rappresentano il problema maggiore per gli appalti”.E poi l’appalto integrato: “tornare all’appalto integrato – ha detto il presidente Anac – credo sia suicida, rappresentava un sistema nel quale di fatto si davano tutte le chiavi all’impresa mentre la responsabilità deve rimanere alla stazione appaltante”. Ci sarà “un intervento per la semplificazione delle progettazioni”.Con questo orientamento concorda l’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e di architettura: “condividiamo in toto quanto affermato dal presidente Cantone sull’appalto integrato, strumento che l’esperienza ha dimostrato che non ha evitato contenziosi e riserve, non ha accelerato un bel nulla e che, se ripristinato, avrebbe solo l’effetto di mettere i progettisti in una posizione subordinata rispetto alle imprese”.Audito in Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’applicazione del Codice, il presidente di Oice, Gabriele Scicolone, si è soffermato su alcuni capisaldi del Codice che occorre preservare, a partire dalla separazione fra progettazione e costruzione e centralità del progetto esecutivo, con un netto no al ritorno dell’appalto integrato.Dopo il decreto, secondo Cantone, va riaperta la legge delega, evitando di riscrivere il Codice ex novo. Tra gli aspetti da rivedere c’è la fase esecutiva: “facciamo un regolamento perché abbiamo capito che gli enti locali non vogliono decidere, non vogliono capacità discrezionale, vogliono sapere cosa devono fare” – ha spiegato il presidente dell’Anac.“Bisogna assolutamente evitare che ci metta mano il legislatore ordinario, questa non può essere materia di competenza del Parlamento”. Il Codice deve essere “materia dei tecnici e, infatti, uno dei problemi è che questo Codice è stato fatto pochissimo dai tecnici e si vede” – ha detto Cantone.Nel frattempo, il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) ha pubblicato gli esiti della consultazione pubblica per la modifica al Codice degli Appalti (Dlgs. 50/2016) , lanciata lo scorso 10 agosto e conclusasi il 10 settembre.Le istanze degli operatori sono finalizzate a: efficienza del sistema dei contratti pubblici, semplificazione del quadro normativo, eliminazione delle criticità nella fase applicativa.In particolare – spiega il Ministero -, i temi predefiniti sui quali si è concentrato il maggior numero di richieste di modifica, sono stati: il subappalto; i criteri di aggiudicazione; la disciplina dell’anomalia; i dati oggetto di pubblicazione e i termini di decorrenza anche ai fini dell’impugnativa; la nomina e i requisiti del RUP; i motivi di esclusione; gli incentivi per le funzioni tecniche.Sono, inoltre, arrivate Ministero diverse richieste di superamento degli istituti del soft law, del cosiddetto rito super speciale e dell’avvalimento, e richieste di modifica in merito all’elenco delle stazioni appaltanti qualificate, all’appalto integrato, al rating d’impresa e ai costi della manodopera.Alla consultazione, lanciata per ascoltare la pluralità di voci degli stakeholders ai fini di una meditata riforma del Codice – aggiunge il Ministero -, hanno partecipato amministrazioni, associazioni di categoria, privati, liberi professionisti che hanno inviato 1.908 contributi.Tra coloro i quali hanno partecipato, il 57% sono dipendenti di aziende private e imprenditori individuali, mentre il 30% sono pubbliche amministrazioni che hanno mostrato interesse in particolare per l’art. 113 sugli incentivi per le funzioni tecniche.“L’ascolto delle istanze pervenute in sede di consultazione – si legge nella nota del MIT – è, dunque, non un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per un efficace intervento riformatore del Codice dei contratti pubblici”. Intanto la Commissione Lavori Pubblici del Senato prosegue l’indagine conoscitiva sull’applicazione del Codice avviata il 30 ottobre scorso: degli oltre 35 soggetti – tra associazioni imprenditoriali, ordini professionali, associazioni di enti locali, Anac, Corte dei conti, Anas, RFI, Soa, sindacati – invitati a esporre il proprio contributo, finora sono stati auditi i professionisti,le SOA, l’Oice e FINCO.
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