“Il Governo si è impegnato a fare entro una 40ina di giorni un decreto ‘sblocca cantieri’ proprio per cercare di evitare il massimo dei ribassi: in questo Paese ancora si partecipa ad appalti pubblici con aziende che partecipano fino al 70% di ribasso semplicemente perché hanno bisogno di liquidità per pagare le banche e non tanto perché hanno una marginalità di questo tipo che ovviamente è impossibile in un appalto edile“. Lo ha dichiarato ieri il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi, a margine del convegno dal titolo ‘Verso il festival del lavoro 2019’, organizzato a Palazzo Ducale dal Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro aggiungendo, anche, che il Governo interverrà, certamente “prima delle europee, almeno con alcune modifiche che ci permettano di sbloccare una serie di fondi. Vogliamo farlo con dei cambiamenti puntuali, che non obblighino l’impresa a ristudiarsi un nuovo codice degli appalti. Questo per evitare la chiusura di progetti già avviati”.Per quanto concerne il settore dell’Edilizia, il Viceministro ha aggiunto che “E’ in sofferenza purtroppo da anni; molti lo imputano a una mancanza di investimenti pubblici, in realtà gli ultimi governi e anche l’attuale hanno stanziato molti fondi. Il problema è che oggi noi abbiamo difficoltà a portare avanti i cantieri per il combinato disposto tra il codice degli appalti, particolarmente complicato, un sistema legato agli appalti pubblici e alla legge fallimentare che fa sì che molti appalti, quando poi ci sono sofferenze da parte delle aziende, debbano ripartire dall’inizio. Arriviamo a dei concordati in bianco al 2-3% che creano crisi sistemiche nel settore e soprattutto per i subfornitori, i fornitori, i subappaltatori“.Relativamente alla liquidità delle imprese ed al’aggiudicazione al massimo ribasso Rixi ha aggiunto che “è fondamentale riuscire ad erogare liquidità alle imprese, in particolare quelle edili. Le possibilità sono molte: si potrebbe arrivare alla definizione di un fondo destinato proprio a questo obiettivo. Ma, in generale, bisogna eliminare concetti come quello del massimo ribasso, che nella sostanza è ancora presente. Le direttrici fondamentali sono certezza dei tempi, progettazione di qualità e rispetto dei margini aziendali; realizzare opere pubbliche non deve essere un’esclusiva dei grandi gruppi”.Rixi ha, poi, sottolineato che “Abbiamo la necessità di fare in modo che in caso di blocco degli appalti si possa procedere rapidamente alle riassegnazioni. A mio avviso sarebbe utile come in Francia anche pagare direttamente sia i subappaltatori sia i fornitori. Questo consentirebbe di sbloccare molte opere che oggi sono bloccate e quindi rimettere in moto quel meccanismo virtuoso che sono appalti pubblici uguale e posti di lavoro”.Per quanto riguarda, poi, la centrale unica di progettazione prevista all’articolo 1, commi dal 162 al 170 della legge di Bilancio 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145) a cui non ha fatto seguito a tutt’oggi, la pubblicazione del D.P.C.M. previsto al comma 162 che avrebbe dovuto essere adottato entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge stessa e, quindi, entro il 30 gennaio 2019, il Viceministro Rixi ha, poi, dichiarato: “C’è un tema grosso. Io non credo che una centrale unica a livello governativo possa risolvere tutti i problemi ma dobbiamo dirci che bisogna ripensare a come consentire ai livelli territoriali di avere centrali che funzionano. Il tema vero è che molte province depauperate non sono in grado di fare opere, ci sono regioni che sono autonome e altre no e abbiamo un’Italia a 2 velocità“. La dichiarazione è stata accolta con grande piacere da Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle professioni tecniche che, però, precisa “Accogliamo con favore la possibile modifica del codice, basta che non venga snaturato il principio fondante del progetto, ovvero la centralità della progettazione, che vuol dire fare progetti di qualità che rispettino tempi e costi prestabiliti, redatti da professionisti. La centrale unica di progettazione sotto questo aspetto, non è la soluzione migliore perché non avrà le condizioni e le capacità per coordinare progetti in tutta Italia e potrebbe creare delle disparità a livello territoriale”.Nel corso del suo intervento il viceministro alle Infrastrutture in tema di centrale unica, ha, poi, dichiarato: “C’è un tema grosso. Io non credo che una centrale unica a livello governativo possa risolvere tutti i problemi ma dobbiamo dirci che bisogna ripensare a come consentire ai livelli territoriali di avere centrali che funzionano. Il tema vero è che molte province depauperate non sono in grado di fare opere, ci sono regioni che sono autonome e altre no e abbiamo un’Italia a 2 velocità”.
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