Lo stop agli spostamenti fra Regioni prosegue fino al 27 marzo mentre viene eliminata, fino alla stessa data, la possibilità di fare visite a parenti e amici nelle zone rosse. Sono le decisioni prese dal Consiglio dei Ministri del 22 febbraio, il primo del Governo Draghi ad occuparsi di provvedimenti anti Covid. Il CdM è stato preceduto da un incontro con le Regioni, servito a recepirne le istanze sul fronte della misure da discutere. Un metodo che, par di capire, verrà d’ora in poi sempre seguito.
Spostamenti
Il Governo ha approvato un decreto legge che proroga al 27 marzo la chiusura dei confini regionali, che altrimenti sarebbe scaduta il 25 febbraio. Per riassumere le nuove norme sugli spostamenti in base al DL appena approvato: i confini regionali restano chiusi in tutta Italia, a prescindere dalla fascia di rischio cromatica (quindi anche fra zone gialle), per varcarli bisogna avere motivi di salute, lavoro o necessità, da comprovare tramite autocertificazione. Restano sostanzialmente tutte le regole già in vigore nell’ultimo mese ma c’è una nuova limitazione per le visite a parenti amici, che non si possono più effettuare nelle zone rosse. Resta invece questa possibilità nelle altre zone, con le modalità già note (ossia una sola visita al giorno), in un massimo di due persone, all’interno dei confini comunali nelle zone arancioni e regionali in quelle gialle.
Il testo del Decreto
Il decreto dispone la prosecuzione, fino al 27 marzo 2021, su tutto il territorio nazionale, del divieto di spostarsi tra diverse Regioni o Province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute. Resta comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione.
Fino al 27 marzo 2021, nelle zone rosse, non sono consentiti gli spostamenti verso abitazioni private abitate diverse dalla propria, salvo che siano dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute.Gli spostamenti verso abitazioni private abitate restano invece consentiti, tra le 5.00 e le 22.00, in zona gialla all’interno della stessa Regione e in zona arancione all’interno dello stesso Comune, fino a un massimo di due persone, che possono portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali esercitino la responsabilità genitoriale) e le persone conviventi disabili o non autosufficienti.
Nelle zone arancioni, per i Comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, sono consentiti gli spostamenti anche verso Comuni diversi, purché entro i 30 chilometri dai confini.
Colori Regionali
Le altre decisioni in materia di norme anti-Covid verranno prese con un prossimo provvedimento, prevedibilmente un Dpcm, che dovrà a sua volta intervenire entro il 5 marzo, alla scadenza di quello attualmente in vigore. E’ su questo che si sono concentrate le proposte delle Regioni, che chiedono una revisione dei parametri in base ai quali si stabiliscono le zone gialle, arancioni e rosse, possibilmente nel senso della semplificazione, che consenta di coniugare maggiormente la sicurezza sanitaria con la ripresa economica. Magari, anticipando il monitoraggio, per evitare che i passaggi cromatici siano improvvisi e poco prevedibili.
Nei prossimi giorni si conosceranno le decisioni del Governo sulle regole anti Covid da seguire dal prossimo 5 marzo. L’orientamento sembra comunque di confermare l’attuale impianto fondamentale, che prevede la classificazione delle Regioni in diverse fasce cromatiche base al rischio contagio. Con un’indicazione di metodo che coinvolga gli enti locali.
«Non possiamo pretendere di chiamarvi a ratificare decisioni già prese, ma possiamo e vogliamo chiedervi di partecipare ad un processo decisionale che certo dovrà essere tempestivo, snello, ma che non potrà calare sulle vostre teste» ha spiegato la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini. In pratica, viene attivato un meccanismo di consultazione con le Regioni che precede i CdM.
Vaccini
Un’altra richiesta che arriva dagli enti locali è quella di accelerare sulla campagna vaccinale, in particolare assicurando approvvigionamenti di vaccini adeguati, eventualmente anche attivando aziende e filiere nazionale sul fronte della produzione.
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