Le dimissioni dei vertici Anas e l’arrivo della Centrale per la progettazione fanno temere un blocco del mercato delle opere pubbliche. È quanto emerge dalle preoccupazioni espresse dall’associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria (OICE) e dall’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE).
Nei giorni scorsi hanno rassegnato le proprie dimissioni Gianni Vittorio Armani, Amministratore delegato di Anas SpA, e i membri del Consiglio di Amministrazione Vera Fiorani e Antonella D’Andrea, espressione di Ferrovie dello Stato. Il Consiglio di Amministrazione, composto da cinque persone, col presidente Ennio Cascetta e la consigliera Cristiana Alicata, è così decaduto.
Armani ha dichiarato che il motivo delle sue dimissioni è stato il “mutato orientamento del Governo sull’integrazione di Fs Italiane e Anas”. La fusione era iniziata con il Governo Gentiloni, ma il nuovo Esecutivo ha annunciato un nuovo scorporo e parlato di ricambio naturale.
Il nuovo centro di competenze non convince i progettisti, che temono ulteriori ostacoli per la libera professione e una serie di inefficienze. La Centrale sarà istituita a partire dal prossimo anno per effetto della Legge di Bilancio per il 2019, darà lavoro a 300 persone, prevalentemente tecnici, e costerà 100 milioni di euro all’anno.
“Senza entrare nel merito di decisioni che non ci riguardano – ha commentato Gabriele Scicolone presidente OICE – auspichiamo che al più presto sia avviata e conclusa la fase di rinnovo. Da operatori della progettazione dobbiamo dare atto che in questi anni l’ANAS ha contribuito in maniera determinante al rilancio del nostro settore. A valle del codice dei contratti pubblici (aprile 2016), che ha previsto l’obbligo di appaltare lavori sulla base di progetti esecutivi per rilanciare la qualità della progettazione e dei lavori, ANAS ha infatti messo in gara circa 570 milioni, ponendosi come prima stazione appaltante in Italia. È anche grazie ad ANAS se professionisti, studi e società di ingegneria e architettura hanno beneficiato in due anni e mezzo di un incremento complessivo del 58% del numero dei bandi e del 205% del valore di incarichi progettazione”.
“Non vorremmo – continua Gabriele Scicolone – che le vicende ANAS determino blocchi dell’attività che potrebbero avere ricadute molto negative sul mercato. Non sarebbe proprio il caso, visto che la legge di bilancio 2019 propone di istituire una Centrale di progettazione con il compito di predisporre progetti e fare direzione lavori, invece che “pianificare”, “organizzare”, “controllare e “verificare”. I rischi di un blocco del settore, legati anche ad una profonda revisione del codice dei contratti pubblici – che ormai è dimostrato che non abbia affatto bloccato il settore, visto che anche le aggiudicazioni di lavori nei primi sei mesi del 2018 sono aumentate del 75% – ci sono tutti. Sembra quasi una “tempesta perfetta” in danno di chi opera sul mercato e che, nel nostro settore, rischia di determinare la perdita di migliaia di posti di lavoro e la compromissione definitiva del tanto auspicato rilancio del PIL, cui il comparto della progettazione contribuisce per oltre l’un per cento”.
“Non vogliamo commentare decisioni politiche ma in un momento così delicato per l’equilibrio economico e sociale del nostro Paese è necessario mantenere attiva la più grande stazione appaltante italiana e fare in modo che prosegua spedita il suo cammino”, commenta il Presidente dell’Ance, Gabriele Buia.
“E’ importante che la più grande stazione appaltante italiana sia in grado di trasformare rapidamente le risorse stanziate in cantieri necessari per la manutenzione, la messa in sicurezza e la realizzazione di nuove infrastrutture utili al Paese”, aggiunge Buia, ricordando che solo per approvare il contratto di programma Anas 2016-2020 ci sono voluti due anni: “abbiamo dovuto attendere fino a dicembre 2017, perdendo mesi preziosi”.
L’imperativo è dunque fare in fretta e fare bene. “Ci auguriamo che la fase di rinnovo sia chiusa in fretta e che nel frattempo la società non subisca un blocco che penalizzi i tanti progetti attivati”.
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