Quali sono gli obblighi in materia di parità di genere negli appalti pubblici finanziati con fondi PNRR? Un’impresa subappaltatrice con più di 15 dipendenti è tenuta alla trasmissione della relazione di genere, anche se l’aggiudicataria non lo è? Quali sono i limiti dei controlli delle stazioni appaltanti in materia?
A queste domande ha risposto il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) con il parere n. 3224 del 30 gennaio 2025, fornendo un chiarimento importante che mette in luce i confini della normativa applicabile in tema di pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa nei contratti pubblici.
La questione sottoposta al MIT riguardava un appalto PNRR in cui l’impresa aggiudicataria, avendo meno di 15 dipendenti, non era soggetta agli obblighi di trasmissione della relazione di genere sulla situazione del personale, alla certificazione e agli altri adempimenti previsti dall’art. 47 del D.Lgs. n. 198/2006 (Codice delle pari opportunità). Tuttavia, l’impresa subappaltatrice coinvolta nell’esecuzione del contratto aveva 40 dipendenti, quindi ben oltre la soglia prevista per l’applicazione di questi obblighi.
La domanda posta al MIT è semplice: la verifica del rispetto della normativa sulla parità di genere si estende anche ai soggetti subappaltatori?
Il Ministero delle Infrastrutture ha risposto con chiarezza, citando l’art. 57 del Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. n. 36/2023), recentemente modificato al D.Lgs. n. 209/2024, il quale stabilisce l’impegno a garantire le pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa per le persone con disabilità o svantaggiate “in fase di gara”, quale requisito necessario dell’offerta.
Secondo il MIT, l’obbligo di verifica da parte della stazione appaltante si ferma alla fase di gara e non si estende ai soggetti intervenuti nell’appalto dopo l’aggiudicazione, quindi neanche ai subappaltatori.
L’art. 57 del Codice dei contratti e il relativo Allegato II.3 introducono importanti obblighi e strumenti premiali per promuovere la parità di genere, l’inclusione lavorativa e le pari opportunità generazionali negli appalti pubblici. Nel dettaglio, secondo quanto disposto all’art. 57, le stazioni appaltanti devono inserire nei bandi di gara e negli avvisi specifiche clausole sociali che, come requisiti necessari dell’offerta, prevedano misure a garanzia:
Queste clausole sono obbligatorie per tutti gli appalti di lavori e servizi, ad eccezione di quelli a carattere intellettuale. Inoltre, viene valorizzato l’inserimento dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) nei bandi, per favorire la sostenibilità ambientale.
L’Allegato II.3 dettaglia gli obblighi per gli operatori economici e i meccanismi premiali previsti per rafforzare l’impegno sociale nei contratti pubblici. In particolare:
Le stazioni appaltanti possono prevedere punteggi aggiuntivi per le imprese che dimostrano un impegno concreto nella promozione della parità di genere, dell’inclusione lavorativa e della sostenibilità sociale. Tra i criteri premianti figurano:
In caso di inadempimento agli obblighi sociali, il contratto prevede penali proporzionali all’importo dell’appalto. Inoltre, la violazione dei requisiti di parità e inclusione può comportare l’esclusione dell’impresa da ulteriori gare pubbliche per un periodo di 12 mesi.
Il chiarimento fornito dal Supporto Giuridico del MIT risulta essere rilevante per due motivi:
Il MIT, dunque, contribuisce a fare ordine in una materia complessa, dove il rischio di sovrapposizioni normative e interpretazioni estensive è sempre dietro l’angolo. La parità di genere resta un obiettivo fondamentale, ma la sua applicazione negli appalti pubblici deve rispettare un quadro normativo chiaro, che eviti di trasformarsi in un labirinto burocratico.
Le stazioni appaltanti dovranno limitarsi a verificare la conformità dell’aggiudicatario, senza estendere impropriamente i controlli ai subappaltatori, pena il rischio di contenziosi e blocchi amministrativi. Un principio di buon senso, che aiuta a bilanciare gli obiettivi di inclusione con la necessaria efficienza nella gestione dei contratti pubblici.
Come sempre, la chiave è nella corretta interpretazione della norma, e questo parere offre un punto fermo importante per tutti gli operatori del settore.
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