Il nuovo Codice Appalti potrebbe essere sul tavolo del Consiglio dei Ministri e ricevere l’approvazione definitiva a breve, al massimo entro la prossima settimana.
L’on. FI Erica Mazzetti domenica ha annunciato che il via libera del CdM dovrebbe arrivare giovedì di questa settimana, ma la riunione del Consiglio dei Ministri potrebbe slittare a martedì 28 marzo.
Per rispettare le scadenze del PNRR, il nuovo Codice Appalti dovrebbe entrare in vigore entro il 31 marzo 2023.
E infatti lo schema del Codice Appalti prevede che le nuove disposizioni entrino in vigore entro il 1° aprile e acquistino efficacia a partire dal 1° luglio 2023.
Questi 3 mesi non sembrano sufficienti e in molti, tra addetti ai lavori, Parlamento, Corte dei Conti e Autorità Anticorruzione, hanno ribadito la necessità di un periodo transitorio e di ulteriori semplificazioni.
Lo schema del nuovo Codice Appalti prevede, tra gli altri argomenti, la riduzione dei livelli di progettazione, che passeranno da 3 (progetto di fattibilità tecnico-economica, progetto definitivo e progetto esecutivo) a 2 (il progetto di fattibilità tecnico-economica e il progetto esecutivo).
Si potranno affidare le gare sulla base del progetto di fattibilità tecnica ed economica, mentre ora la regola è che la gara sia bandita sul progetto esecutivo.
Nel nuovo Codice Appalti trovano spazio il ricorso all’appalto integrato senza limiti e l’affidamento in house della progettazione. Il Codice del 2016, invece, ha vietato l’appalto integrato, anche se negli anni sono state introdotte diverse deroghe per l’esigenza di snellire le procedure.
Il tema dei compensi dei professionisti è controverso. Da una parte, il nuovo Codice Appalti stabilisce che le prestazioni devono essere retribuite, vieta le prestazioni d’opera intellettuale a titolo gratuito e garantisce l’equo compenso. Dall’altra parte, lo stesso Codice Appalti prevede che, in casi eccezionali da motivare adeguatamente, i professionisti possano rendere le proprie prestazioni gratuitamente.
Le novità del Codice Appalti non convincono gli operatori del settore. Nei giorni scorsi, durante la conferenza degli Ordini degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, il Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Giuseppe Busia, ha evidenziato che occorre investire nella qualità della progettazione e che l’appalto integrato può essere utile per gli appalti più complessi, ma non deve essere la regola.
La Corte dei Conti ha dato parere positivo ma ha sottolineato che, nonostante gli sforzi, il testo del Codice Appalti è ancora “di non facile accessibilità”.
A febbraio il Codice Appalti ha ottenuto il via libera del Parlamento, che però ha formulato alcune osservazioni. In particolare, le Commissioni di Camera e Senato hanno messo in evidenza che il Codice Appalti non può entrare in vigore subito, ma serve un periodo transitorio per evitare scossoni del mercato. Le Commissioni hanno anche esortato a rivedere i parametri da utilizzare per determinare i compensi dei professionisti in modo che siano adeguati ai nuovi livelli di progettazione.
Anche gli Ordini, i Sindacati e le Associazioni dei progettisti hanno chiesto il rinvio dell’entrata in vigore del Codice Appalti.
Per poter accogliere il suggerimento di differire l’entrata in vigore del Codice Appalti, il Governo deve ottenere il via libera dell’Unione Europea.
Le risposte saranno sul tavolo del Consiglio dei Ministri.
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