Codice Appalti, Anac risponde ai dubbi sulla rotazione degli inviti

Applicazione del principio di rotazione negli appalti sotto la soglia comunitaria, utilizzo del Documento di gara unico europeo (Dgue) e garanzia definitiva nella stipula dei contratti. L’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) con alcune Faq ha fatto luce su alcuni argomenti trattati nelle linee guida n.4, attuative del Codice Appalti (D. lgs.50/2016). Negli appalti di importo inferiore alle soglie comunitarie (5,5 milioni di euro per i lavori, 221mila euro per gli appalti di servizi e forniture aggiudicati da amministrazioni che non sono autorità governative centrali e 144mila euro per gli appalti di servizi e forniture banditi dalle autorità governative centrali), non si seguono le procedure ordinarie, ma la Stazione Appaltante invita un numero predefinito di operatori economici.Questa semplificazione potrebbe però essere strumentalizzata con il frazionamento irregolare degli appalti. Per evitare questo rischio, l’Anac ha introdotto un rigido principio di rotazione degli inviti. Il contraente uscente non può essere invitato ad una procedura rientrante nella stessa categoria di opere o nello stesso settore merceologico perché potrebbe aver acquisito una posizione di vantaggio per le informazioni acquisite durante il pregresso affidamento. L’invito non può essere rivolto neanche all’operatore invitato nella precedente procedura di selezione, ma poi non risultato affidatario.L’Anac ha spiegato che il principio di rotazione nelle stazioni appaltanti dotate di una pluralità di articolazioni organizzative deve tendenzialmente essere applicato in modo unitario.È ragionevole derogare a tale regola, si legge nella risposta dell’Anac, nel caso in cui la stazione appaltante, per esempio un Ministero o un ente pubblico nazionale per la sua complessità organizzativa sia dotato di articolazioni periferiche stabilmente collocate nei territori, come le Direzioni regionali.In tali casi, spiaga l’Anac, salvo diversa previsione dell’ordinamento interno, la rotazione può essere applicata considerando esclusivamente gli affidamenti gestiti dalla singola articolazione organizzativa.
Le articolazioni periferiche devono però rispettare gli obblighi di centralizzazione degli acquisti. Per questo le Stazioni appaltanti dovrebbero valutare l’opportunità di condividere al proprio interno sistemi informatizzati che consentano di conoscere gli affidamenti effettuati dalle singole articolazioni organizzative.L’Anac ha spiegato anche che in caso di affidamento diretto per importo fino a 5mila euro, la Stazione Appaltante non ha l’obbligo di acquisire il Dgue elettronico, ma può anche accettare un’autocertificazione. Al contrario, per gli affidamenti diretti fino a 20mila euro è obbligatorio il Dgue elettronico.L’Anticorruzione ha spiegato che “il Dgue può essere riutilizzato per successive procedure di affidamento, a condizione che gli operatori economici confermino la perdurante validità delle precedenti attestazioni. Sarà però necessario indicare nella dichiarazione il CIG della nuova procedura cui si intende partecipare.Se la Stazione Appaltante decide di esonerare l’affidatario dall’obbligo di presentare la garanzia definitiva, deve prevedere una miglioria del prezzo di aggiudicazione.L’Anac ha spiegato che le Stazioni appaltanti determinano tale miglioria sentito l’affidatario e tenendo conto del valore del contratto, del presumibile margine d’utile e del costo che l’affidatario sosterrebbe per l’acquisizione della garanzia definitiva, allo scopo di soddisfare la reciproca esigenza delle parti al contenimento sostenibile dei costi.Questa scelta, ha sottolineato l’Anac, deve essere comunque motivata in un apposito documento, da allegare agli atti del procedimento.

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