Codice Appalti, ipotesi di riforma in consultazione fino al 10 settembre

Sarà aperta fino al 10 settembre la consultazione sulla riforma del Codice Appalti, che il Governo intende presentare in autunno.“Regole semplici e chiare per rilanciare le opere pubbliche, ma allo stesso tempo guerra senza quartiere alla corruzione e al malaffare” ha assicurato, dopo l’apertura della consultazione, il Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, dalla sua pagina Facebook.Dopo il confronto, il Governo valuterà interventi su 29 punti, tra cui il divieto di appalto integrato, la soft law affidata all’Anac, la prevalenza dell’offerta economicamente più vantaggiosa rispetto al massimo ribasso, le misure che riguardano la qualificazione delle stazioni appaltanti e delle commissioni aggiudicatrici.Diversi i contributi giunti fino ad ora. Molti in particolare mirano a tutelare la dignità dei professionisti e aprire il mercato agli studi medio piccoli eliminando le deroghe al divieto di appalto integrato e incentivando i concorsi di progettazione.La discussione sui criteri di aggiudicazione degli appalti si divide su due fronti. Da una parte c’è chi sostiene che vada abolito il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa perché darebbe alla Stazione Appaltante una eccessiva discrezionalità, esponendo al rischio di corruzione e infiltrazioni criminali. In presenza di gare basate sul progetto esecutivo, non ci sarebbe la necessità di effettuare ulteriori valutazioni qualitative.Dall’altro lato c’è invece chi sostiene che il criterio del massimo ribasso non sia rispettoso della dignità dei professionisti e porti ad una progettazione di pessima qualità.Un altro argomento che il Governo potrebbe ritoccare è il divieto di appalto integrato, cioè l’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori. Il Codice Appalti lo vieta, tranne nei casi di affidamento a contraente generale, ma sono previste delle deroghe in caso di necessità.I contributi arrivati al Ministero delle Infrastrutture mirano ad eliminare qualunque possibilità di deroga che escluderebbe tutti gli studi medio-piccoli dalla progettazione delle opere, avvantaggiando solo le grandi imprese.La neonata norma sull’albo dei commissari di gara potrebbe essere riscritta. Secondo alcuni contributi arrivati al Mit, l’obbligo di attingere sempre a questo albo comporterebbe un aggravio in termini di costi e il rischio che, all’inizio, non ci siano esperti sufficienti da nominare per tutte le amministrazioni che faranno richiesta, con la conseguenza della paralisi totale delle procedure.C’è poi chi propone un utilizzo facoltativo o limitato ai casi di rilevante importo a base di gara.“Andare avanti con le riforme senza rinnegare il percorso già intrapreso con il Codice del 2016 e con il Correttivo per restituire centralità al progetto nei processi di trasformazione del territorio”. È la richiesta formulata dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) al Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.Il Cnappc ha sottolineato che, grazie al Correttivo del 2017, c’è stata una riduzione del 20% della percentuale dei bandi ai quali non è stato regolarmente allegato il calcolo dei corrispettivi nel rispetto del Decreto parametri (DM 17 giugno 2016). Secondo il Cnappc, “tale dato, che continua a diminuire, dimostra l’importanza delle modifiche introdotte dal correttivo all’art.24 del Codice, che costituiscono un punto di riferimento per garantire la trasparenza negli affidamenti dei servizi di architettura e ingegneria, le cui procedure variano in relazione all’importo dei corrispettivi posti a base di gara. Queste modifiche sono fondamentali anche per restituire dignità ai concorrenti e per assicurare la qualità delle prestazioni professionali, impedendo casi paradossali come quelli che, nel 2017, hanno fatto registrare, a Catanzaro, l’affidamento della progettazione di un piano regolatore, a fronte di un corrispettivo di un euro.”“Un’altra riduzione importante – ha spiegato il Cnappc – riguarda la criticità dei requisiti economico-finanziari; infatti, i dati censiti dall’ONSAI dimostrano che la percentuale dei bandi che ricorrono al requisito del fatturato senza adeguata motivazione, rispetto al 2017, è scesa dal 45% al 18% (-27%). Non mancano infine dati che registrano l’abbattimento totale (del 100%) di alcune criticità come quella dei bandi che imponevano ai liberi professionisti una cauzione provvisoria per partecipare ad una gara per l’affidamento della progettazione.”Il Cnappc ha evidenziato però alcune criticità, come le difficoltà di accesso al mercato degli appalti per gli studi medi o piccoli. Per superarle, secondo gli Architetti, il piano di riforma del Codice Appalti deve rilanciare il concorso di progettazione a due gradi, attraverso il confronto tra i migliori progetti, e non utilizzare gare basate su fatturato e numero di dipendenti.Il settore degli appalti pubblici “avrebbe necessità di un po’ di tranquillità per andare avanti, non di essere costantemente modificato” ha affermato la Presidente Finco Carla Tomasi. Se da una parte snellire le procedure ed avvicinarsi all’Unione Europea sono intenti lodevoli, dall’altra “bisogna vedere come vengono attuati”. In altre parole, ha affermato Tomasi, la necessità di ridurre i controlli non deve diventare un pretesto per eludere le regole.“Nel mondo industriale – ha illustrato la presidente Tomasi – la diversità di opinione non è fra grandi e piccole imprese, ma fra imprese OG (opere generali) e imprese OS (opere specialistiche). Quest’ultime richiedono più regole, anche di indirizzo (soft-low), e più controlli, perché solo così sono tutelate contro le approssimazioni e la delinquenza organizzata che spesso e volentieri si infiltra negli appalti, senza contare l’interesse generale alla qualità dell’opera”.Finco si è detta assolutamente contraria ad un ritorno alla Legge Obiettivo dal momento che i lavori pubblici oggi non sono più orientati solo alla realizzazione di grandi opere, ma alla riqualificazione del territorio con interventi di manutenzione e di difesa dai grandi rischi naturali (rischi sismici e idrogeologici) e provocati dall’uomo (danni all’ambiente da inquinamento dell’aria, del suolo, dell’acqua).Finco ha difeso inoltre il tetto del 30% al subappalto e chiesto un sistema di qualificazione che da una parte sappia tenere conto delle specializzazioni delle imprese presenti sul territorio e dall’altra porti ad una drastica riduzione del numero di Stazioni appaltanti.Conforma, associazione che riunisce gli organismi di certificazione, ha come obiettivo che la Riforma del Codice Appalti “includa attività di prevenzione, controllo e monitoraggio atte a garantire la corretta e completa progettazione, la qualità, i costi ed i tempi di realizzazione dell’opera, e le modalità ed i costi di manutenzione e gestione previsti durante la sua vita utile”.L’associazione, ha sottolineato il Consigliere Delegato per il Settore Costruzioni, Fabrizio Capaccioli, ha presentato delle proposte pratiche:
– Per ogni proposta inserita nel Piano triennale e annuale attuativo previsto dalla Stazione Appaltante la verifica dello Studio di Fattibilità con Analisi Costi-Benefici, Analisi del Valore, ecc.
– Verifica preventiva della progettazione (tutti i livelli: Progetto di Fattibilità Tecnico-Economico, Progetto Definitivo e Progetto Esecutivo);
-Verifica delle Offerte presentate dalle Imprese Appaltatrici;
– Verifica della capacità organizzativa e gestionale dell’Appaltatore contenuta nel Piano Qualità per la commessa specifica;
– Verifica del Progetto ingegnerizzato dall’Appaltatore (Progetto Costruttivo) o in caso di Appalto integrato verifica del livello Definitivo e/o Esecutivo e del Costruttivo fornito dall’Appaltatore;
– Verifica della sostenibilità, durabilità delle opere, Piano di gestione e manutenzione e relativi costi;
– Monitoraggio ed Alta Sorveglianza durante la realizzazione dei Lavori.

Per lo svolgimento di queste attività, Conforma propone l’utilizzo del BIM in modo da garantire una maggiore efficacia ed efficienza dell’intero procedimento.

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