Codice Appalti, riparte la riforma?

Potrebbe iniziare a breve il suo iter parlamentare il disegno di legge deleghe per le semplificazioni approvato dal Consiglio dei Ministri a dicembre. Il Governo torna così alla carica verso la riforma del Codice Appalti, dopo il fallimento dei tentativi di modifica fatti con il ddl Semplificazione.Rispetto al testo entrato in CdM, quello approvato, che ora inizia a circolare, indica al Governo dei criteri aggiuntivi di cui tenere conto nella definizione del nuovo Codice Appalti. Il nnuovo Codice dovrà essere approvato entro un anno dall’entrata in vigore del ddl deleghe.L’ultima versione del ddl prevede la partecipazione dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) sia nella fase di adozione dei decreti legislativi attuativi della delega sia nell’approvazione di atti interpretativi per rafforzare la certezza e la prevedibilità delle decisioni delle Stazioni AppaltantiLa delega prevede inoltre la razionalizzazione dei metodi di gestione delle controversie, la vigilanza collaborativa tra Stazioni appaltanti e il riordino della disciplina su centrali di committenza, soggetti aggregatori e acquisti in forma aggregata. Il testo conferma i princìpi ispiratori della prima versione, cioè semplicità di linguaggio, strumenti in grado di garantire la velocità della programmazione e realizzazione delle opere, discipline differenziate in base agli importi delle gare, razionalizzazione dei sistemi di risoluzione delle controversie.Al posto delle molteplici norme di attuazione, articolate come linee guida dell’Anac e decreti ministeriali suddivisi per materia, la delega propone il ritorno ad un unico regolamento attuativo che detterà la disciplina esecutiva in materia di responsabile del procedimento, progettazione di lavori, servizi e forniture, e verifica del progetto, sistema di qualificazione, sistemi di realizzazione dei contratti e selezione delle offerte, categorie di opere generali e specializzate, direzione dei lavori e dell’esecuzione, esecuzione del contratto, contabilità, sospensioni e penali, collaudo, tutela dei lavoratori e regolarità contributiva, affidamento dei contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, requisiti degli operatori economici per l’affidamento dei servizi di architettura e ingegneria, lavori sui beni culturali.Nei giorni scorsi, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha affermato dalla sua pagina Facebook: “Il più grande cantiere che oggi dobbiamo sbloccare è il codice degli appalti perchè i geni della politica che ci hanno preceduto lo hanno scritto talmente male, contorto e difficilmente interpretabile che ha bloccato il maggior numero di cantieri”.“Abbiamo fatto una legge delega che adesso approveremo nel disegno di legge semplificazione e riscriveremo il codice dei contratti pubblici in maniera chiara – ha spiegato – ampliando il margine di azione perché tanto dall’altra parte con la legge spazzacorrotti abbiamo stretto le maglie in cui i corrotti si possono muovere”. Chi vi dice che stiamo bloccando i cantieri lo dice dolosamente” ha concluso.Mentre il Governo rilascia dichiarazioni ottimiste sull’iter della riforma, l’opposizione non sembra convinta della portata delle novità: il senatore Pd, Stefano Esposito, ha dichiarato “Il ministro delle Infrastrutture oggi per provare a giustificare il blocco completo delle opere pubbliche prodotto dalla sua gestione (Asti Cuneo, gronda di Genova, passante Bologna, Brescia Verona, Campogalliano Sassuolo) accusa il codice degli appalti e chi l’ha scritto. Come al solito nulla di nuovo e originale. La colpa è sempre di quelli di prima”.“Al ministro vorrei ricordare – ha aggiunto – che i dati ufficiali dimostrano che gli appalti in Italia non solo sono cresciuti, ma sono anche stati più veloci da quando è in vigore il nuovo codice. Aver limitato gli affidamenti diretti ha significato ridurre il rischio, dimostrato, di illegalità. Il massimo ribasso, che noi abbiamo limitato drasticamente, è la via per avere opere e servizi scadenti. Purtroppo Toninelli, come sempre, non sa di cosa parla e utilizza temi serissimi per fare propaganda di bassissimo livello. Il giorno che deciderà di accettare un confronto pubblico sul tema mi troverà sempre disponibile. Ma immagino che per lui sia più facile continuare a fare post su Facebook pieni di sciocchezze e bugie”.Resta ora da capire con che tempi partirà l’iter del ddl deleghe.

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